martedì 28 gennaio 2014

Cos'è la Ziqqurat?

Ok Arte: cos’è la Ziggurat?
Ziqqurat é un nome femminile assiro-babilonese costruito sulla radice zqr, che significa “costruire alto“.
Nota anche, secondo traduzioni fonetiche diverse, come zigguratziqqurathziggurath, è la costruzione templare caratteristica delle religioni dell’area mesopotamica (sumera, babilonese e assira).
A causa della mancanza di pietre in Mesopotamia le ziqqurat venivano costruite con mattoni crudi e cotti, bitume che veniva usato come calce e come isolante e canne legate in fasci; si pensa che queste ultime contribuirono in modo sostanziale alla forma dei templi.
La ziggurat di UR è un gigantesco palazzo-tempio, serviva inoltre a proteggere la città dalle temute inondazioni, tramite le segnalazioni di una sentinella che vigilava sulla cima dell’edificio. Per garantire la solidità della struttura, erigevano i loro edifici su enormi terrapieni artificiali sovrapposti al suolo alluvionale.
Nei piani bassi erano situati probabilmente, botteghe e magazzini, seguiva il livello con gli appartamenti reali, le sale di rappresentanza  e di riunione.
Sul piano più alto sorgeva il santuario, con cella unica, nella quale si custodivano le statue degli dei e i sacerdoti svolgevano i riti più solenni.
Quando ancora non erano stata costruite le Piramidi, la ZIGGURAT di UR si elevava luminosa in cielo e sotto di essa scorreva placido l’Eufrate .Era usanza venerare la divinita’ ai piedi della Ziggurat per ricevere prosperita’ e ricchezza ogni primo giorno del mese.
Il Re Nabolide di Babilonia, spinto da un grande spirito archeologico fece effettuare delle ricerche, scoprendo che la Ziggurat era ben più antico di quanto si pensava e che fosse stato costruito in epoca ben più remota da popoli non conosciuti.
La ziggurattorre-tempio mesopotamica, recava alla sommita’ una specie di dolmen detto Sarcu su cui come e’ stato decifrato da antichi disegni sumeri, si attendeva l’apparizione del Dio e si osservavano i fenomeni astrologici .
fonte: http://it.paperblog.com

lunedì 27 gennaio 2014

Giorno della Memoria, per non dimenticare!

27 gennaio 1945

27 gennaio 2014


Dal primo novembre del 2005, in seguito alla risoluzione 60/7, ogni 27 gennaio l'ONU ricorda la Shoah, lo sterminio scientifico del popolo ebraico. Ricordare l'orrore senza fine, per non dimenticare. Mai.


Diego Giorgi26 Gennaio 2014


Auschwitz
Auschwitz

Nel blocco numero 4 di Auschwitz la meccanica dell’annientamento, l’orrore scientifico, riposa dietro ad una teca di vetro, nelle tonnellate di capelli superstiti alla ritirata tedesca. Arruffati, sbiaditi, sono l’ultimo pezzo di vita di chi prima del gas è stato spogliato di tutto. Adornodisse: Dopo Auschwitz non è più possibile la poesia. E fece poesia.
Qualche anno dopo Primo Levi, che vide l’orrore, lo toccò con mano, da uomo libero e mai più libero, fece di nuovo poesia:
Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi

‘Che muore per un sì o per un no’. Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entrarono ad Auschwitz. E videro. Videro donne e uomini ‘senza capelli e senza nome’. Li videro, fermi, ‘senza più forza di ricordare’, senza pace, senza amore, rapiti di tutto. Vivi e derubati della vita, per sempre. Accanto ai superstiti, le ossa nelle fosse comuni, il gas delle docce, la cenere dei forni crematori. Alla fine la conta fu ed è quasi impronunciabile: 6 milioni di ebrei. Senza dimenticare il massacro di circa 500mila persone tra Rom e Sinti.
GIORNO DELLA MEMORIA – Dal primo novembre del 2005, in seguito alla risoluzione 60/7, ogni 27 gennaio l’ONU ricorda la Shoah, lo sterminio scientifico del popolo ebraico. Ricordare l’orrore senza fine, per non dimenticare. Mai. Guai a dimenticare. Perché quelle immagine sbiadite, in bianco e nero, le parole, gli scritti, le testimonianze, non siano relegate ad un tempo troppo lontano. E quindi, nemico. Il non ripetersi mai più è l’unico comandamento che ci hanno comandato. Never Again. E per conservare quella stessa luce descritta nel Talmud: ‘Chi salva una vita, salva il mondo intero’.
In Italia gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:
“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. In occasione del ‘Giorno della Memoria’ […..] sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado [….] affinché simili eventi non possano mai più accadere”.

fonte: http://www.firenzetoday.it